E TUTELA DEL VERO MADE IN ITALY
Quelle “fake mozzarelle” prodotte nel mondo e spacciate per made in Italy
Stock di bottiglie di vino spacciate per un Doc Toscano, olio taroccato fatto passare per made in Italy e furbetti della mozzarella di bufala. È il web la nuova frontiera delle falsificazioni alimentari, dove domanda e offerta si incontrano e spesso si trovano fregature colossali con danni per la salute e l’economia sana.
L’ultima scoperta è del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop, che ha schierato una vera e propria task force per scovare le frodi on line, in collaborazione con le forze dell’ordine e l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del ministero delle Politiche agricole.
Nel corso del 2019 i controlli effettuati dal Consorzio sul web contro le “fake mozzarelle” sono stati 1218, facendo registrare un aumento del 45% rispetto all’anno precedente, a testimonianza di quanto sia strategico il variegato mondo della vendita online. L’attività ispettiva ha interessato le piattaforme più utilizzate (Alibaba, Ebay e Amazon) ma anche i social media più popolari (Facebook e Instagram innanzitutto). I casi più diffusi che sono stati riscontrati riguardano l’utilizzo improprio del marchio “Mozzarella di Bufala Campana”: dall’imitazione, che ha come effetto il fenomeno dell’evocazione fraudolenta, fino agli episodi più gravi di contraffazione del marchio stesso e del prodotto. Delle 18 operazioni congiunte con l’Icqrf e le forze di polizia, ben 11 sono partite proprio dal monitoraggio del web, pari al 61%.
In totale, nel corso del 2019, sono stati invece 3315 i controlli del Consorzio sulla mozzarella di bufala campana Dop, sia in Italia che all’estero. Ecco la “Fresh Buffalo Mozzarella” spacciata per italiana ma prodotta in Cina, l’omologa campana ma prodotta agli antipodi del mondo, in Australia, e perfino la “Mumu mozzarella” con un improbabile marchio “Doc Tokyo”.
«La diffusione del web ha avuto il grande merito di favorire la conoscenza dei prodotti Dop, contribuendo a incrementare la cultura dell’agroalimentare di qualità, ma dall’altro lato si sta rivelando un terreno minato sul fronte delle frodi. Per questo il Consorzio ha moltiplicato i controlli proprio su internet e sui social. La nostra attività di vigilanza è innanzitutto una garanzia per i consumatori», sottolinea il direttore del Consorzio, Pier Maria Saccani.
FONTE > LA STAMPA